Scontro della premier con i sindacati per la riforma sul fisco mentre fuori dal Palacongressi va in scena la “protesta dei peluche”
Al congresso della Cgil a Rimini oggi, 17 marzo, è il giorno di Giorgia Meloni.
Intervenuta sul palco del Palacongressi, la premier ha esordito sottolineando che “il confronto è necessario e utile. Se questo è l’approccio ci sono ottime ragioni per confrontarci con la forza delle idee che ciascuno legittimamente rivendica“.
«Non so che accoglienza aspettarmi in ogni caso penso che sia giusto esserci. Ringrazio anche chi mi contesta – ha detto poi. – Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato. Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo», ha detto riferendosi alle contestazioni che hanno preceduto il suo discorso, mentre alcuni partecipanti la fischiavano prima di uscire dalla sala cantando Bella ciao.
Lei ha proseguito: «questo congresso è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali e chi come me sa quanto questi eventi tengano vive queste dinamiche. Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione. Con questa presenza, con questo confronto, questo dibattito, possiamo autenticamente celebrare l’unità nazionale. La contrapposizione è positiva, ha un ruolo educativo, l’unità è un’altra cosa, è un interesse superiore, è il comune destino che dà un senso alla contrapposizione. Il confronto è necessario e utile. Se questo è l’approccio ci sono ottime ragioni per confrontarci con la forza delle idee che ciascuno legittimamente rivendica».
«Per far crescere l’occupazione bisogna far ripartire l’economia, liberare le energie migliori dell’Italia. È la base della riforma fiscale che il Cdm ha approvato ieri con un legge delega, frettolosamente bocciata da alcuni – ha poi dichiarato. – Dicono che la Cgil non sia una sindacato d’opposizione, figuriamoci se lo fosse visto che in due ore di relazione non ho trovato nulla di quello che ha fatto il governo. Partiamo da un dato e cioè che l’Italia fa registrate un tasso di disoccupazione del 58,2%, un gap che continua ad aumentare. La situazione peggiora se si considera quella femminile che registra 14 punti in meno. I salari sono bloccati da 30 anni, dato scioccante perché l’Italia ha salari più bassi di prima del ’90 quando non c’erano ancora i telefonini. In Germania e Francia sono saliti anche del 30%. Significa che le soluzioni individuate sinora non sono andate bene e che bisogna immaginare una strada nuova che è quella di puntare tutto sulla crescita economica».
Ha poi discusso il tema della riforma fiscale: «lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente. Vogliamo usare la leva fiscale come strumento di crescita economica, una riforma che guarda con molta attenzione al lavoro, con interventi sui redditi medio bassi e novità per i dipendenti. Noi veniamo da un mondo in cui ci si è detto che la povertà si poteva abolire per decreto. Che il lavoro si poteva creare per decreto. Se fosse così dovrebbe essere lo stato a creare ricchezza, non è così. La ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori. Lo stato deve creare regole giuste e redistribuire. Mettere aziende e lavoratori nelle condizioni di creare ricchezza che si riverbererà su tutti», ha concluso sottolineando che la riforma fiscale varata ieri dal Consiglio dei ministri “si concentra sui più fragili, sul ceto medio“.
Ancora sul tema del lavoro poi ha aggiunto: «il reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro. Non ci devono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Chi merita la delega sindacale e chi no. Uno dei grandi temi – ha proseguito – sui quali possiamo provare a lavorare insieme è un sistema di ammortizzatori sociali universale che tuteli allo stesso modo chi perde il lavoro, sia esso un lavoratore autonomo, dipendente, o cosiddetto atipico. Dare a tutti le migliori garanzie possibili ma che siano le stesse. Garantire gli stessi diritti. Non garantire una cittadella di garantiti».
Infine, ha ricordato l’attacco alla sede del sindacato e l’omicidio di Biagi: «credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil e le azioni dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br. Voglio ricordare Biagi, fra due giorni ricorre l’anniversario dell’assassinio da parte delle Br, un uomo che ha pagato con la vita. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo, credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece, in questi mesi, purtroppo mi pare che siano sempre più frequenti i segnali di ritorno alla violenza politica. È necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva».
La protesta dei peluche
La premier era stata invitata dal segretario generale Maurizio Landini. Non sono mancate le polemiche, alle quali Landini ha risposto parlando della necessità di “avere risposte ai bisogni delle persone, che per vivere devono lavorare e perché rivendichiamo che le riforme devono essere condivise e fatte con il mondo del lavoro e non contro o sulle spalle del mondo del lavoro“.
Prima di lanciare la premier sul palco ha poi aggiunto: «voglio solo dire due cose, stiamo per vivere un momento molto importante di questo congresso. Abbiamo scelto di fare un congresso aperto e di voler parlare con tutti, imparando anche ad ascoltare. L’ascolto è importante per noi e anche per chi ha idee diverse da nostre. Chiedere di ascoltare è chiedere anche di essere ascoltati».
Ma fuori dal Palacongressi la situazione è pacificamente infuocata: in attesa dell’arrivo della premier, infatti, è andata in scena la cosiddetta “protesta dei peluche”. Centinaia di pupazzi sono stati esposti come simbolo della strage di Cutro. La portavoce dell’iniziativa, Eliana Como, ha infatti spiegato: «appena abbiamo saputo che era stata invitata Meloni al nostro congresso ci siamo trovati molto a disagio. Dissentiamo profondamente dalla decisione di invitarla. Però a quel punto l’invito era già stato fatto e avevamo solo due strade per protestare: una quella di decidere di fischiare dentro l’aula, ma avremmo consegnato a lei la possibilità di dire che prima la invitiamo e poi la contestiamo. Quindi abbiamo deciso che saremmo usciti e usciremo dalla sala quando lei interverrà. Ma volevamo in qualche modo lasciare un messaggio del perché siamo contro il suo invito: i peluches rappresentano quello che è successo a Cutro, il cinismo e la disumanità di questo governo. Quindi lasceremo dentro i peluches, inviteremo i delegati a prenderli e a lasciarli sui loro tavoli e cercheremo in questo modo rigoroso, ma anche composto di contestare una scelta che per noi è stata profondamente sbagliata».
«A organizzare questo presidio siamo circa una cinquantina di delegati e invitati. Speriamo che con noi escano dalla sala anche altri e soprattutto che i nostri peluches vadano in giro per la sala e in qualche modo il malessere che abbiamo sentito abbastanza diffuso in questi giorni sia dentro che nel corpo più vasto della Cgil trovi con questa formula il modo di esprimersi», ha aggiunto Como.
Sugli striscioni che accompagnano la protesta si leggono frasi come “Meloni: non in nostro nome. Cutro: strage di Stato”, “Pregiudizialmente antifascisti”, “Ci sedemmo dalla parte del torto perché gli altri posti erano occupati”, “Linea dura contro i scafisti… non contro i peluches”.
Fisco, la riforma infiamma Governo e sindacati
Sulla riforma del Fisco è scontro tra Governo e sindacati. Meloni l’ha definita “una riforma epocale” ma opposizioni e sigle sindacali l’hanno fortemente contestata.
La delega fiscale, che farà da cornice alla riforma stessa, prevede una nuova Irpef con tre aliquote, Iva azzerata per i beni di prima necessità, stop alle comunicazioni nei mesi di agosto e dicembre; previste sanzioni attenuate per i contribuenti che si sono trovati impossibilitati a pagare e per le imprese che collaborano.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
L’articolo Meloni sul palco del Congresso Cgil: “confronto necessario e utile” proviene da IL MONDO.